Intervista con Luca Facchinetti, Nemo Capitano!
- Gatto Ahmir
- 26 giu 2015
- Tempo di lettura: 7 min
Vi starete miagolando: “ma questo è un umano cosa ci fa qui??”. Hehehe dovete sapere che anche alcuni umani hanno le vibrisse! Eh sì, sono degli umani speciali, per questo noi mici li scegliamo come amici e compagni di vita ! Questa volta il protagonista della nostra intervista è Luca Facchinetti,conosciuto anche come Nemo Capitano!

Miao Luca, tu sei una figura molto attiva nel mondo animalista, sempre
disponibile a sobbarcarti casi anche disperati. Quando e come è iniziata la tua avventura da volontario?
Ciao, ho iniziato 6 anni fà conoscendo il gattile Enpa della mia città. Essendo sempre “connesso” un giorno mi sono trovato a leggere gli appelli spagnoli e ho pensato :”Se non mi muovo io non si muove nessuno, non basta cliccare mi piace o scrivere buona fortuna” e da li ho cominciato.
In verità non ho seguito solo la Spagna, ma anche un progetto per i mici disabili, cercando di contribuire a diffondere l’idea che anche un micio sfortunato merita una possibilità, ma questa è un’altra storia. La mia idea non è mai stata quella di essere “il volontario”, ma di aiutare chi aiuta. Ci sono molte persone che nell’ombra, ogni giorno, aiutano e sono spesso dimenticate e lasciate sole. Sono un esercito, ma quasi nessuno lo sa. Io non so certo fare la gattara e non vado a insegnare il mestiere a persone che da 20 anni lo fanno quindi cosa potevo fare ? L’idea è stata di aiutare a modo mio, con quello che io so fare. Ho iniziato a diffondere un problema, supportare chi è in prima linea, spiegare quello che è la situazione e cosa serve per andare avanti. A volte basta poco, ci sono molte persone che possono e vogliono aiutare, ma non sanno chi o come. A volte chi ha bisogno di aiuto, quello che più le manca è sapere che non è sola. A volte invece bisogna fare di più, ma l’importante è FARE cio’ che PUOI.
La scelta del mio nick in Facebook è pensata, Nemo significa nessuno
perché in realtà io sono nessuno.
Chi cambia le cose è chi legge quello che scrivo, chi lo diffonde, chi si sporca le mani e alla sera è così stanco che non sa se domani potrà andare avanti, è chi fa quello che può e come può.
Immagino che la tua sia una casa miciosa :3, quanti figli felini hai? Ci racconti la loro storia?
Ho 5 miao e un bau . Ognuno ha la sua storia, la più vecchia ha 19 anni e
me l’hanno buttata in giardino ancora piccola, poi c’ la nera, un po’
selvatica, che viene dal gattile recuperata da una colonia. Arrivato poi il mio primo spagnolino bianco e rosso da Siviglia, salvato dalmotore di una macchina in condizioni pietose e dalla panleucopenia. C’è il mio peluche, anche lui bianco e rosso, raccattato in strada vicino a casa mia e infine un’altra nerina con la coda storta che viene da uno stallodi un anno a Barcellona che nessuno avrebbe preso. Ora si godono tutti il giardino :)
Tu, come tanti altri volontari italiani, sei presente a 360gradi. Segui varie situazioni in Italia, anche vicino a te, oltre che all’estero, anche se dietro le quinte. Collabori con qualche associazione italiana?
Io sono l’emergenza, le associazioni sono la continuità. In Italia collaboro con chi ha bisogno per quello che posso, ma sono sempre collaborazioni puntuali. Negli anni ho conosciuto molte associazioni italiane, ma non ho mai preso un partito.
Il tuo nome è legato principalmente al mondo spagnolo. Puoi spiegarci cosa sono le perreras?
Perrera significa canile (perro), in pratica non sono molto diverse dai canili
che avevamo noi anni fà, come struttura. Detto questo, la realtà è infinitamente diversa. Premetto che la legge in Spagna non permette di uccidere animali sani,e
quindi le petizioni per cambiare la legge sono inutili. La perrera è vista in Spagna come un servizio al cittadino, al pari della nostra raccolta rifiuti.
Quindi il comune paga la perrera (pubblica o privata) per questo servizio.
Cosa non funziona ? La perrera non è in grado di farsi carico dell’immenso numero di animali abbandonati e si innesca una catena di menzogne e opportunismo che porta a uccidere tutti gli animali che vi entrano o a farne mercimonio. Il mercimonio è quello di moda tra gli PSEUDO volontari spagnoli e i nostri caserecci volontari sprovveduti o no. Attualmente, alcune perrera (Siviglia e Almeria) hanno capito che c’è guadagno e si sono attrezzate con degli allevatori così da avere sempre la perrera piena e poterci vendere morte e disperazione a caro prezzo.

Sei d'accordo con chi le definisce l'equivalente animale dell'olocausto ebreo?
Si nel passato, ora sono diventate fabbriche che ci vendono animali. Quello che avanza lo bruciano.
Hai mai visitato personalmente una perrera? Se sì, puoi raccontarci la tua esperienza al riguardo?
Mai entrato, altrimenti sarei in galera.
Pensi che il problema delle perreras sia uguale in tutte le regioni della
Spagna, oppure, secondo te, esistono delle regioni che hanno fatto o
stanno facendo qualcosa di concreto per tutelare i diritti dei gatti spagnoli?
Ogni città gestisce la perrera in modo diverso, a Barcellona la situazione è
buona. A Madrid non è buona, ma no si fa mercimonio. A Siviglia, Almeria e Gesser la situazione è tremenda. Ci sono anche città che applicano il metodo CES (cattura, sterilizzazione e ritorno alla colonia) che è l’unica vera soluzione.
Secondo il sito madridsalud.es, nella perrera municipale di Madrid
nell'anno 2003 sono stati rinchiusi 925 gatti, dieci anni più tardi nel 2013 il numero degli ingressi risultava quasi quadruplicato: 3.205 .Nel 2014, si assiste a un lieve calo di ingressi :2.810. Qualcosa si sta finalmente muovendo nella coscienza degli spagnoli?
Si , qualcosa si sta muovendo. Le ultime elezioni del mese scorso hanno
visto un incremento del partito animalista (PACMA)
La verità pero’ è che la Spagna non ha una cultura animalista, e per avere
risultati in questa strada servirebbero decenni. Quello che sto percorrendo , con l’aiuto di contatti locali, è instillare l’idea che (come dimostrano i numeri sopra) uccidere non risolve il problema. Semplicemente la perrera e un costo continuo destinato solo adaumentare, mentre sterilizzare è la soluzione. Gli spagnoli sono più sensibili alle tasse che al maltrattamento degli
animali.

Credi che la maggior parte del popolo spagnolo sia a conoscenza di quello che accade nelle perreras?
Si MA non vuole ne sapere ne vedere.
Sotto la tua guida gli italiani si sono sentiti sempre più coinvolti nel cercare di lottare contro questa orrenda tragedia spagnola. Finora l'unico modo di salvare queste povere creature si è dimostrato quello di pagare la cosiddetta tassa di uscita. Molti vedono però questo come un vero e proprio ricatto morale e, soprattutto, come un continuo alimentare questo commercio crudele, che opinione hai al riguardo?
Hanno ragione. Ogni mio evento va a salvare le vite di questi disgraziati, ma la gran parte del denaro non va alla perrera o a PSEUDO animalisti collusi E NULLA va a associazioni italiane che spendono i soldi nei viaggi. Va ai rifugi o a volontarie di comprovata onestà che usano questo denaro sia per accudire i piccoli salvati, sia per salvarne altri che a noi sono invisibili (gatti in strada, maltrattati, inadottabili, sterilizzazione di colonie). Ogni volta che salviamo dei mici, una parte del denaro va a aiutare queste realtà che sono la base per poter operare sul territorio. Neppure un euro è pagato alle pensioni o a chi ha interesse a mettersi in questo mercimonio per suo tornaconto perché incrementerebbe solo il problema. Quando possibile si invia cibo e medicine invece di denaro, che ovviamente ci da una garanzia maggiore.
Cosa possono fare gli italiani per aiutare i gatti spagnoli?
Rendersi conto che salvare una vita NON salva il mondo. Se qualcuno vi chiede soldi, che dia garanzie, spieghi per cosa sono, dimostri il suo lavoro e se vi convince aiutate. Se avete dubbi, forse è meglio andare a mangiarsi una pizza con quei soldi. Il meccanismo degli eventi italiani per le perreras è lo stesso degli
spacciatori di droga, finché c’è richiesta la droga non mancherà mai.
Finchè pagate per vedere la morte, non mancherà mai chi ve la venderà.
Gli Italiani si dimostrano molto sensibili alla tragedia delle perreras, eppure continuano a permettere l'esistenza dei canili lager nella loro nazione, non trovi sia un controsenso?
Gli Italiani, e lo dico per esperienza, è un popolo di grande cuore.
Questo è buono, ma spesso il cuore ci porta a sbagliare. Dovremmo essere tutti meno accondiscendenti. Se una cosa non ci piace VA ELIMINATA.
Da cosa nasce il tuo impegno verso gli animali spagnoli?
Giustizia, io sono qui per aiutare gli ultimi tra gli ultimi, i dimenticati, gli
invisibili.
In passato sei stato oggetto di false accuse da parte di alcuni volontari spagnoli; quasi quotidianamente devi fare i conti con la diffidenza, le critiche e le malignità di alcune persone disinformate che pensano che sotto il tuo impegno ci siano degli interessi
economici personali.Hai mai pensato di lasciar perdere tutto e di pensare solo alla tua vita?
Si è vero, è un ritornello che agli spagnoli piace usare.
E’ ovvio che se avesse avuto un fondo di verità io non sarei qui.
Comunque, io non aiuto gli spagnoli e non mi aspetto che mi ringrazino.
Io aiuto le loro vittime, se mi attaccano significa che sto lavorando bene.
Ci dai un anticipo sui tuoi progetti futuri ? Stai lavorando a qualche nuova idea o collaborazione?
Le idee sono molte, sono appena tornato da Madrid.Vorrei mettere in moto una organizzazione che si occupa della logistica per le colonie feline.
Prendere i gatti, portali dal veterinario, tenerli a riposo in un riparo per il post operatorio e riportarli alla colonia.Inoltre che si occupi anche della distribuzione di cibo e medicine.
A Siviglia stiamo avendo un momento interlocutorio con il comune, che ha appena cambiato partito politico,e se possibile impiantare un sistema come a Madrid.
A Murcia costruire un piccolo rifugio.
A Tarifa risanare il vecchio macello che il comune ha offerto per fare un piccolo gattile.
A Malaga aiutare una volontaria che si occupa di salvare i gatti dalla perrera e sterilizzare le colonie. A Cartagena come Siviglia. Se avessi a disposizione il fiume di risorse che i nostri volontari italiani rastrellano per i viaggi della speranza,in un anno avrei già finito.Ma in verità i soldi non cambiano il mondo,solo aiutano.Quello che serve sono le persone, il mio lavoro è di trovarle e insegnar loro come prendersi cura di questi innocenti.Come in Italia, ci sono molte persone buone ma lasciate sole, senza aiuto e senza una guida.
Cio’ che vorrei è poter dire che ora non servo più e lentamente vedo che questo diventa più reale.

Per sapere come aiutare Nemo a salvare i mici spagnoli potete cliccare su questo link : https://www.facebook.com/events/196118410512375/
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